El Retablo de Maese Pedro è uno spettacolo sui generis, che nacque da esperienze molteplici di Manuel de Falla. La più importante fu la collaborazione agli spettacoli di marionette organizzati dal poeta García Lorca, grande appassionato del genere; per essi Falla aveva preparato la parte musicale utilizzando composizioni di Stravinskij, Debussy, Ravel, Albéniz e altri. Fu lo stesso Falla a scrivere il libretto del Retablo, ricavandolo dai capitoli 25 e 26 del Don Quixote di Cervantes. La prima esecuzione del Retablo avvenne, in forma di concerto, al Teatro San Fernando di Siviglia il 23 marzo 1923; poco dopo si ebbe la rappresentazione in forma scenica il 25 giugno nel Palazzo della Principessa di Polignac a Parigi. Al centro della vicenda c’è maese Pedro, abile burattinaio, il quale in una scuderia di un albergo della Mancia d’Aragona mette su un teatrino per rappresentarvi uno spettacolo di marionette recitanti un dramma cavalleresco con l’intervento dei paladini di Carlo Magno, di re mori e di principesse, tutti coinvolti in una successione di rapimenti, di fughe e di inseguimenti. Succo dell’invenzione di maese Pedro è la storia della liberazione di Melisendra, sposa di Don Gaiferos, imprigionata dal re moro Marsilio in un castello di Saragozza. Tra gli spettatori presenti allo spettacolo ci sono Don Chisciotte e il fedele servitore Sancho, ambedue attratti dalla voce di un ragazzo che narra lo svolgimento dell’azione così come viene dipanandosi sul minuscolo palcoscenico. Si vede la corte di Carlo Magno al gran completo e con essa l’infelice Gaiferos deciso a liberare la propria sposa; in un altro quadro appare l’Alcazar di Saragozza con Melisendra in attesa del suo liberatore, Don Gaiferos, il quale giunge tra mille difficoltà al castello e rapisce sua moglie. Viene dato l’allarme e il re Marsilio raccoglie il proprio esercito gettandosi all’inseguimento dei fuggiaschi. A questo punto Don Chisciotte, particolarmente eccitato dal dramma al quale sta assistendo, sguaina la spada e pronuncia parole di condanna nei confronti degli inseguitori. Alla fine non esita a lanciarsi sul teatrino e a distruggerlo tra le proteste e le invocazioni di aiuto di maese Pedro. Soltanto quando il teatrino è completamente sfasciato l’hidalgo si placa, invocando la sua Dulcinea ed esaltando i principi della cavalleria, trionfante sulle meschinerie dei poveri mortali.